La pietra leccese, da sempre definita “pietra gentile” per la sua duttilità nella lavorazione e per la facilità di estrazione, è una pietra calcarea che conserva testimonianze del passato.
Il sottosuolo salentino era percorso da fiumi sotterranei e lo stesso Salento è stato nel tempo più volte sommerso dalle acque.
Non è quindi raro ritrovare all’interno di questa pietra residui di conchiglie fossili, denti di squalo o altre presenze di vita marina. Malgrado la sua duttilità, è però una pietra che resiste al tempo. Da qui la testimonianza giunta ai nostri giorni della fervida attività di artisti e maestri scalpellini, che a partire dalla fine del XVI secolo e fino alla prima metà del XVIII secolo hanno dato vita al Barocco leccese attraverso una intensa produzione artistica.
L’origine del Barocco leccese è il plateresco spagnolo che si esprime attraverso sfarzose decorazioni che impreziosiscono monumenti religiosi, così come palazzi nobiliari che testimoniano un’età di florida cultura.
Altro pregio della pietra leccese, oltre alla sua facilità di lavorazione, è la colorazione che a seconda dei materiali presenti al suo interno, nel tempo assume colorazioni sfumate e calde con colori che vanno dal beige al giallo paglierino all’ambrato e perfino, in certi casi, a profonde sfumature rosate.
Ancora oggi la lavorazione della pietra leccese continua ad essere un’attività molto viva e costituisce un elemento di artigianalità molto apprezzato non solo localmente, ma conosciuto e richiesto anche all’estero.
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