Abbiamo già parlato della storia e della tradizione che lega il 06 gennaio alla
befana e al rito dei dolcetti nelle calze e sappiamo bene che l’Epifania tutte le feste porta via, ma non di certo la voglia di dolci e pranzi in compagnia, infatti, da nord a sud siamo pieni di leccornie che accompagnano anche l’ultimo giorno di festa.
In Toscana ci sono i cavallucci di Siena, biscotti morbidi con acqua, zucchero, miele, canditi, anice, noci e lievito, e i cosiddetti befanini, frollini a base di agrumi e rhum, ricoperti di granella colorata.
Il Veneto ha la sua pinza de la Marantega, un pane dolce lievitato arricchito con uvetta, grappa, fichi secchi, pinoli e arancia candita, in passato preparato dalle famiglie contadine e cotto sotto la cenere dei falò, coperto da foglie di cavolo.
in
Lombardia ci sono i cammelli di pasta sfoglia che vengono ricoperti di zucchero prima di essere infornati.
In Liguria ci si imbatte nei tradizionali anicini (anexin in dialetto) biscotti antichissimi accompagnati da un vino dolce nel quale si intingevano, e nella ciambella dei Re Magi, ricoperta di canditi, uvetta e zucchero.
Nelle Marche ci sono invece le pecorelle, dolcetti di pasta sfoglia di svariate forme e farciti con marmellata, frutta secca, noci tritate o fichi secchi.
In Abruzzo troviamo i pepatelli, biscotti simili ai cantucci, il cui nome deriva dalla ricetta. Infatti, tra gli ingredienti c’è il pepe nero, accompagnato da miele, farina, cacao, mandorle e bucce d’arancia.
In
Campania è tradizione la preparazione della prima pastiera dell’anno e degli
struffoli.
Non tutte le regioni hanno i loro piatti tipici legati al giorno dell’Epifania, per questo abbiamo pensato di condividere con voi una ricetta
Piemontese, la Fugassa d’la Befana, dolce a impasto morbido che per la sua forma ricorda una margherita. Un dolce semplice da preparare ma con un’originalissima tradizione: al suo interno vengono nascoste una fava bianca e una nera. Chi le trova, però, non vince niente, anzi paga pegno per tutti. Il malcapitato che becca la fava bianca, infatti, è quello che deve a saldare le spese della focaccia, quello a cui tocca la fava nera invece, offre da bere.
Di seguito la ricetta:
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