La conosciamo perché è presente nel cibo di Natale per eccellenza, il
Panettone. In molti la apprezzano anche al naturale, per un veloce intervallo zuccheroso.
Parliamo ovviamente della frutta candita, amata (e anche odiata) dagli italiani. Si tratta di frutta tagliata a pezzi che viene sottoposta al processo di canditura, un metodo antico di conservazione del cibo, che viene immerso in uno sciroppo di zucchero o miele. La frutta più utilizzata sono gli agrumi ma sono utilizzati anche altri frutti con un alto tasso di acidità, come amarene, albicocche, castagne frutti di bosco, fichi e pere.
È per questo che la frutta candita ha un apporto energetico molto più elevato, circa otto volte superiore rispetto all'ingrediente fresco. Le calorie in aggiunta sono fornite dagli zuccheri solubili utilizzati per la trasformazione.
E le proprietà? Proteine e lipidi perdono rilevanza sull'apporto energetico globale, la fibra rimane più o meno invariata, mentre colesterolo e lattosio sono assenti. Le purine e la fenilalanina compaiono in modeste concentrazioni. Riguardo all'istamina, invece, è presente a concentrazioni superiori negli alimenti canditi rispetto a quelli freschi. Chiaramente il profilo minerale è inferiore, lo stesso dicasi per la concentrazione vitaminica e polifenolica le quali si riducono drasticamente in seguito alla trasformazione. Riguardo alla Vitamina C, invece, il livello può aumentare in seguito all'addizione industriale di conservanti antiossidanti.
La frutta candita è quindi decisamente calorica: 100 grammi apportano in media 322 Kcal, dando un boost di energia significativo a chi la mangia.
Attenzione però ad abusarne: il contenuto in zucchero della frutta candita è inoltre superiore al 90 %, fattore che ne consente una lunga conservazione ma che la rende inadatta a diabetici ed obesi.